lunedì 27 marzo 2017

L'imposizione del nome al Battista, Beato Angelico


Firenze, museo di S. Marco, 1428-1430
Chi conosce e il senso di quel che accade? Chi può davvero sapere se un evento che ci sembra normale non sia invece un grande evento che resta velato al nostro sguardo? Dipende forse da come guardiamo gli eventi? O non sarà invece che esiste un modo che potrebbe far sì che ogni istante sia segno della presenza di un vero Evento?
Nel dipinto “L’imposizione del nome al Battista” di Fra’ Giovanni da Fiesole, noto come il Beato Angelico, ci troviamo di fronte a una scena in fondo normale: è nato un bambino e le donne vanno e vengono tra il padre e il neonato.  Lo fanno in fretta e con innocente candore. Sono in festa perché è venuto al mondo un bimbo. Tutto in loro, dal colore degli abiti ai delicati ricami, sottolinea la gioia del dono della maternità;  le  maniche, i polsi, le pettinature sono perfettamente adeguati all’entusiasmo che anima queste donne che parlano tra loro, che fanno commenti e che allargano le braccia, desiderose di cullare il bambino. Ci troviamo a esser parte di quella scena che si svolge dentro un cortile che altro non è  che un ampio corridoio messo lì ad esaltare realisticamente la prospettiva: la scena è di un tale realismo da suscitare in noi una specie di vertigine. A fianco di questo vivacissimo muoversi, un vecchio resta seduto e noi possiamo vederlo solo per tre quarti: ha le gambe accavallate e, un po’ infastidito, si accinge a scrivere. Son forse le donne a insistere perché lo faccia e perché lo faccia in fretta, anzi, subito: deve scrivere quel nome, prima di indugiare a contemplare il suo piccolo appena nato. La scena descrive magistralmente un antico racconto, fatto a suo tempo da un medico per il quale ogni fenomeno fisico non era che un sintomo da osservare con attenzione.
Dice il racconto che quel vecchio era diventato muto perché non aveva creduto che sarebbe stato possibile, per sua moglie da sempre sterile, generare un figlio. Ma il figlio, continua il racconto, venne generato poi nacque e, non appena l’anziano incredulo scriverà quel nome su quella tavoletta, ritroverà il dono della parola. L’Angelico ci fa spettatori di un paradosso: mentre l’anziano scrive, assorto nel suo silenzio, tutto in lui grida che l’Evento si è fatto presente, che l’impossibile si è realizzato. È davvero sorprendente come, eliminati gli elementi simbolici, il Beato Angelico abbia saputo mostrare, in un vecchio silenziosamente seduto di sghimbescio, la coesistenza di due posizioni, quella del dubbio e quella dell’evidenza, le quali perfettamente convivono in un dipinto dove le due facce della stessa moneta sanno stare insieme, in conflitto e in armonia, quasi due solidi e distinti fili che si trovano a essere fermamente uniti dalla sottile traccia di un pennello.

da The Others International, gennaio 2017

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