mercoledì 8 settembre 2010

1920: Grosz & Heartfield Oltre Dada



Un mutamento in fieri
Con la Dada Messe sembra che il dada si stia esasperando, come una grande esplosione la cui luce dura il necessario per essere vista. Nel gruppo berlinese c'è un cambiamento da “Assemblatori” a “Costruttori”. Grosz non si firma più Grosz...pinxit ma Grosz... construiter. L'incontro con Tatlin è avvenuto!: L'article de Constantin Umanskiparu dans Der Ararat, en janvier 1920, sous le titre ‹‹ Le Tatlinisme ou l'art de la machine ››, retient l'attenntion des Dadaïstes désireux de donner un nouveau soffle au mouvement.(1) Opere come Der Monteur Heartfield o Tatlinesque diagram. Nu ci dimostrano quale sia l'assimilazione del costruttivismo da parte degli artisti dadaisti, mentre opere come Lo spirito dei nostri tempi (Testa meccanica) di Hausmann rappresenta una nuova riconsiderazione circa l'arte delle macchine: L'homme n'est plus individuel, n'est plus repreésenté de manière psychologique, mais c'est un concept collectif presque mécanique. Le destin individuel n'a plus 'dimportance.(2) Ma c'è di più. Nello stesso numero di Der Ararat del gennaio del 1920 sono presenti due piccoli articoli sull'arte metafisica in Italia. Inoltre la rivista di Mario Broglio, Valori Plastici, era diffusa in Germania da Hans Goltz. La pittura metafisica ha un ruolo fondamentale nell'ideazione di un nuovo linguaggio, aiuta a passare dal groviglio della creazione dionisiaca a una forma più semplice di creazione apollinea. In un testo del 1920, Zu meinen neuen Blidern, Grosz dice che vuole essere capito da tutti, parla di costruire ( simili discorsi si fanno anche in Italia ), di fare linee semplici e precise, in modo fotografico. Considera il “dessin d'ingénieur vaut mieux que tuot le bla-bla mystique”(3). Grosz è esplicito quando parla del modello da seguire: Quand on essaie di trouver un style clair et simple, on s'approce malgré soi de Carrà.(4)


1 DADA, Parigi, Centre Georges Pompidou, 2005; p 446.
2 Ibidem.
3 G. Grosz in DADA Paris-Berlin, Parigi, Centre Georges Pompidou, 1992, p. 194.
4 Ibidem.

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