martedì 7 gennaio 2014

Angiolo Tommasi, Gli emigranti, 1896

Gli emigranti, Angiolo Tommasi - 1896 - 262 x 433 cm - Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna
Su questa terra vivono 936 milioni di persone in condizioni di povertà; da sempre queste persone si spostano in cerca di un posto più ricco, e chi li riceve deve farsi stretto. Da questo nascono le politiche nazionaliste, i vari razzismi e i "non nel mio giardino"; e chi deve farsi stretto per far entrare questi immigrati cova quasi sempre un istinto di conservazione del proprio, che vede minacciato dall'altro. Nota: chi si fa stretto è sempre il più povero, e mai il ricco, che è comunque per natura egoisticamente preoccupato di quel buchino da cui entra il cambiamento.
Angiolo Tommasi, livornese, vede tutti i giorni lo stupefacente esodo di chi è talmente disperato da trasferirsi al di là dell'oceano, e lo descrive così come lo vede. Il viaggio si affronta in gruppo, perchè la famiglia, o la propria compagnia, amicizia a cui si è legati per necessità intrinseca, sono l'unica cosa che resta per sopravvivere nel pericolo. La donna sola in primo piano è infatti afflitta, o forse in attesa dell'Altro.
Ma tutti sono in attesa della risoluzione della propria vita, sperando come per scommessa in un futuro positivo, basandosi solo sulla fiducia su chi è già in America e ne racconta le meraviglie. Si buttano in una scelta folle, e questo loro gesto, anche se non li portasse a una stabilità economica, è cento volte più coraggioso (e naturale) di quel chiudersi in se stessi che troveranno al loro arrivo.

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