sabato 24 settembre 2011

La fotografia nella produzione di Làszlò Moholy–Nagy

L'artista rivendica, quindi, per sé, per la propria attività specifica, il diritto di partecipare all'operazione di trasformazione e di rinnovamento della vita sociale, senza delegare ad altri questa sua facoltà e senza abbandonare il proprio campo di indagine. Questa è la ragione per cui Moholy-Nagy, dopo aver salutato con entusiasmo la rivoluzione comunista di Bèla Kun (1), ed aver messo a disposizione del nuovo regime la propria arte, ne resta ben presto deluso, assumendo anzi nei confronti della rivoluzione un atteggiamento fortemente critico: "I rivoluzionari dimenticarono il significato reale di rivoluzione. Essi dimenticarono di promuovere una rivoluzione interiore della vita. Dimenticarono la cultura. La loro rivoluzione non è un cambiamento rivoluzionario." Contro la "cultura del proletariato", che – dice Moholy – non fa altro che ripetere la cultura del passato, è necessario lavorare per la fondazione di una cultura totalmente nuova. L'arte per dare un contributo sociale, deve anzitutto rinnovare se stessa e fare tabula rasa del passato.
E' in questo contesto, che Moholy-Nagy sviluppa le sue ricerche come pittore e fotografo, basando principalmente la sua arte sull'uso della luce, con le sperimentazioni sui fotogrammi e le composizioni fotografiche realizzate direttamente su pellicola, con i suoi "modulatori di luce" - pitture ad olio su superfici trasparenti e lucide, includenti effetti di luce mobili – i suoi fotomontaggi di analisi spaziale e dinamica delle forme. La sua visione estetica consiste nei puri fondamenti visivi : colore, composizione, luce, equilibri di forme, ma si caratterizza proprio nei fotogrammi e nei fotomontaggi, per un' analisi spaziale e dinamica delle forme, ancora teorizzata in "The new vision" e nel suo libro, uscito postumo, "Visione in Motion" che compendia tutte le sue esperienze in vari campi. Imbevuto di idee futuriste, costruttiviste, e cubiste, operante nel Bauhaus con Gropius, Shlemmer, Klee, Feininger, Moholy-Nagy non può considerare i valori di tempo e di spazio come assoluti, quali venivano presentati dalla cultura e dalla scienza prerelativistica, la sua attenzione si sposta, quindi, – attraverso l'esperienze nuove, dell'arte del dopoguerra – dagli aspetti statici e meccanici del mondo a quelli dinamici ed energetici. Inizialmente cerca di esprimere emotivamente questi concetti attraverso la pittura, ("La distorsione può significare la visione in movimento"), poi attraverso la fotografia e il cinema. Le sue ricerche – nell'uno e nell'altro caso – sono complementari e spesso coincidono e si identificano. Paul M. Laporte, in "Cubismo e scienza" (2) scrive che la ragione della distorsione e della dissoluzione dell'oggetto in pittura è nata, presso i fauves, da amore per l'espressione soggettiva, e per i cubisti da un processo di ricerca di nuove categorie obbiettive di rappresentazione.
"Queste nuove categorie obbiettive vanno cercate nel bisogno insistente di rappresentare l'esperienza cinestetiche, fino allora non assunte consciamente come fattori essenziali della rappresentazione pittorica. Il principio che integra esperienze visive e cinestetiche in pittura implica in qualche modo il concetto di continuum spazio temporale." Questo, deve essere recepito dagli uomini per spiegare fenomeni altrimenti inspiegabili e per mutare le loro menti, in modo tale che possano divenire creativi nel presente momento storico. 

E' da tempo che esiste il mezzo fotografico ma questo, è stato usato rifacendosi alla pittura, il cosiddetto "pittorialismo". I nuovi mezzi, invece, devono allargare i confini del conosciuto e permettere di "vedere" quello che normalmente tramite le nostre basi biologiche e storiche non riusciamo a cogliere. Proprio per questo, Moholy-Nagy, delega alla pittura la "creazione del colore", dove i rapporti tra questo e i valori luminosi devono essere creati su basi universali come lo sono i rapporti acustici, e la "creazione della rappresentazione" ,cioè la liberazione dell'espressività figurativa dalle modalità prospettico-realistiche ai nuovi media ottici, che si aprono a metodi ed impieghi disparati: per un verso essi, perfezionando le facoltà visive dell'uomo, possono consentire un tipo di visione completamente depurata da sovrastrutture.

1
Tra i fondatori del Partito comunista ungherese nel 1918, Béla
Kun guidò l'insurrezione del marzo 1919, che portò alla
proclamazione di una repubblica di tipo sovietico. Durante il
biennio rosso europeo il proletariato ungherese era attraversato da
forti tensioni radicali, mentre il Partito socialdemocratico non
aveva né una linea politica definita né la tradizione di quello
austriaco. Dopo una breve fase di acuta crisi sociale, in cui le
fabbriche furono occupate e le masse diedero vita a una grande
mobilitazione, i socialdemocratici accettarono il programma
proposto dai comunisti di Béla Kun, orientato all'instaurazione
della dittatura del proletariato.
2
Paul M. Laporte; Cubismo e scienza, in "Sele-Arte", n. 17, 1955.

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