sabato 14 luglio 2012

GOTT MIT UNS: George Grosz


 Fig. 2  -  George Grosz, Die Gesundbeter, 1918.
Gott mit uns: Die Gesundbeter, Zuhälter des Todes, Die Kommunisten fallen — und die Devisen steigen
Gott mit uns. Dio è con noi. É il motto dell’ordine teutonico, comparso anche nelle fibbie dei cinturoni appartenuti ai soldati tedeschi durante la prima guerra mondiale. Gli stessi soldati che Grosz, in Un piccolo sì e un grande no, ricordava nei loro volti bestiali[1]. Gott mit uns è altresì il nome di una cartella di nove litografie, pubblicata nel 1920 dalla Malik-Verlag, casa editrice gestita da Wieland Herzfelde. Le fotolitografie secondo disegni portano titoli in francese, in tedesco e in inglese[2]. In questo contributo, del portfolio grafico si andranno a considerare in particolare i fogli 5 (Le Triomphe des sciences exactes/ Die Gesundbeter/ German Doctors Fighting the Blockade), 6 (Les maquereaux de la mort/ Zuhälter des Todes/ The pimps of death) e 8 (Ecrasez la famine / Die Kommunisten fallen — und die Devisen steigen / Blood is the best sauce)[3].
  

Disegnai molte scene di vita militare, attingendo agli schizzi che avevo fatto sul taccuino durante il servizio […]. Disegnai soldati senza naso […]; […] disegnai un scheletro vestito da recluta, che passava una visita militare. Questi erano solo alcuni dei miei disegni antimilitaristi e satirici di quel periodo[4].

In Die Gesundbeter si vede uno scheletro verminoso sull’attenti, inserito al centro di una sala di un ospedale militare (fig.2). Alle sue spalle, quattro finestre sbarrate lasciano intravvedere gli alti palazzi e i fumi delle case e delle fabbriche berlinesi. In primo piano due militari ridono e fumano. Sulla destra altri due, seduti a una scrivania, fumano e scrivono. Accanto a loro, un personaggio ha lo sguardo rivolto verso il basso. Nessuno presta attenzione a quanto accade nella stanza. Di fronte a questa indaffarata commissione, di cui sono rappresentati tutti i gradi militari, un corpulento medico, a occhi chiusi, come la maggior parte degli astanti, ha appena verificato l’idoneità dello scheletro alle armi e l’ha giudicato “KV” (abile al servizio)[5]. É il trionfo della scienza, dei medici taumaturghi tedeschi in lotta contro il blocco degli alleati[6].

[1]G. Grosz, Un piccolo sì e un grande no, a cura di A. Negri, ed. Longanesi, Milano, 1975.
[2]La casa editrice Malik, fondata nel 1917, diventò le principal éditeur de littérature communiste. Dada, in Paris-Berlin, catalogo della mostra, Parigi, Centre Georges Pompidou 1978, ristampa Paris Gallimard 1992, p. 130.
[3] Cfr. S. Kriebel, George Grosz, in DADA, catalogo della mostra, Parigi, Centre Georges Pompidou, 2005, p. 444.
[4] G. Grosz, Un piccolo sì e un grande no, a cura di A. Negri, ed. Longanesi, Milano, 1975, pp. 146-147.
[5] Come in una vignetta, le lettere “K” e “V” sono collocate in un balloon (fumetto).
[6] La critica dei dadaisti non è tanto rivolta al progresso scientifico, quanto piuttosto all’impiego delle scienze per annullare l’essere umano. Lo sviluppo tecnologico, infatti, aveva prodotto le condizioni necessarie all’avvio del  conflitto mondiale.

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