lunedì 14 ottobre 2013

Il Cinema America - Angelo di Castro

Con il boom di Cinecittà, Roma si presentava negli anni 50 come una città risorta da poco, con ancora tutto da costruire, e come una possibilmente sempre più ambita meta di attori e personaggi famosi. I bambini andavano a vedere Tarzan e Maciste nelle sale delle parrocchie, ma sognavano quei grandiosi e luccicanti cinema che vedevano (paradossalmente) nei film americani.
Le sale del periodo erano non molto diverse dai teatri; classiche, serie, un po' fasciste o rococò. Il teatro Lamarmora fu uno dei primi di questi teatri-cinema a cambiare forma; i suoi padroni chiamarono Angelo di Castro, un architetto ebreo, per realizzare in pieno centro storico, a Trastevere, un cinema come quelli americani: moderno, luccicante, invitante, spregiudicato: il Cinema America!
Angelo di Castro non era un nome famoso; era però un tipo originale, che costruiva palazzine particolari a Roma, moderne ma non con quell'uniformità noiosa razionalista. Era un tipo concreto e non ambizioso, ma pieno di fantasia e di cura dei dettagli.

Il Cinema America sorge in una via di palazzi di inizio novecento, con la sua facciata a filo con le altre; ma con un audace tettoia si sporge nella stretta via alzando la grande insegna luminosa, un faro per i ragazzi che marinano la scuola e per i bulli sfaccendati di Trastevere. Il motivo che si ripete sempre, dalla facciata alle porte, dall'insegna alle ringhiere, è l'esagono allungato, marchio di fabbrica di Di Castro. A sorreggere la tettoia e l'insegna ci sono due strani pilastri, ricoperti di mosaici, eseguiti dal famoso scultore Leoncillo Leonardi. 
Entrando si è nella biglietteria, e subito lo sguardo va al soffitto, che in tutti i locali è trattato in modo diverso: una fantastica trama di esagoni e prismi, cavi e pieni, che si illuminano e si ombreggiano colpiti dai faretti. 
Ma tutto, l'esterno come i locali secondari, è in funzione della regina, la sala principale. Vera e propria macchina per la visione, calamita irresistibilmente il tuo sguardo verso lo schermo, che, attraverso certi stratagemmi, appare grandissimo: il pavimento è in discesa, aumentando l'altezza del fondo della sala; la platea, con la sua elegante curva, incornicia il grande telo bianco; ma è soprattutto quell'inutile e bellissimo "coso" di cartongesso bianco, come una macchia che sta per inglobare le pareti, ad attirare.
La galleria (cioè il "secondo piano") ha, dicevo, una strana forma curva. E' l'elemento fondamentale di questo capolavoro in tre dimensioni: deve essere nel punto giusto per consentire a chiunque di vedere lo schermo e al proiettore di fare il suo lavoro, cercando però di ottenere più posti possibili.

Coronamento del soffitto, uno strano grande buco rettangolare. Fino a poco tempo fa, nei cinema si poteva fumare, e questo era un ostacolo per chi voleva vedere il film. Allora, d'estate, il tetto del Cinema America si poteva aprire, e il fumo spariva in fretta.

Ora il cinema è abbandonato da 10 anni; e recentemente è stato acquistato da un impresa che lo demolirà e ne farà una palazzina per uffici. Perciò è stato creato il collettivo Cinema America, che lo ha occupato e cerca di riportarlo alla sua funzione promuovendo cineforum e incontri culturali. Così avviene per molti altri storici luoghi di cultura di Roma, che stanno vivendo una seconda vita.

Nessun commento:

Posta un commento