Sandro Pignatti, eminente botanico italiano, nella prefazione alla prima edizione della sua “Flora d’Italia” dice: “…non è esagerato affermare che lo studio della flora secondo un moderno metodo scientifico ha origine proprio in Italia, durante la splendida fioritura culturale dei secoli XV-XVI”. Tra i nomi che affollano il lungo elenco di botanici citati dal Pignatti,( Savonarola, Anguillara, Ghini,Calzolari,Mattioli,Cesalpino,Imperato,Colonna) troviamo anche il bolognese ULISSE ALDROVANDI creatore di uno dei primi musei di storia naturale e fondatore nel 1568 dell’Orto botanico di Bologna, uno dei primi al mondo (Pisa nel 1543, Padova e Firenze nel 1545).
Le sue imponenti collezioni naturalistiche comprendono 18000 “diversità di cose naturali” , 7000 piante essiccate in 15 volumi e migliaia di illustrazioni a tempera di animali e piante raccolte in 18 volumi. Questi ultimi contengono tavole di piante, fiori, frutta, animali, commissionate da Aldrovandi a partire dalla seconda metà del sedicesimo secolo, e costituiscono forse la più ricca pinacoteca del mondo naturale tardo- rinascimentale mai realizzata. Questa collezione composta da migliaia di dipinti, di cui oggi ne restano circa 2900, doveva fornire un'accurata visualizzazione di quel teatro della natura che il naturalista bolognese aveva attentamente osservato per oltre cinque decenni.
Diversi artisti lavorarono all’esecuzione delle tavole naturalistiche. Giovanni Neri fu l’artista che più a lungo lavorò per Aldrovandi, essendo stato alle sue dipendenze per 32 anni, dal 1558 al 1590. A lui è lecito attribuire la maggior parte delle figure dell’intera raccolta e in particolare quelle destinate a confluire nei volumi dedicati all'Ornithologia. Sulla mole di lavoro svolta da questo artista non sussistono dubbi: realizzò circa 7000 illustrazioni in 32 anni, una media di circa 3 tavole ogni 5 giorni. Se impressionante è la quantità di illustrazioni eseguite dal Neri, non altrettanto stupore suscita invece la loro qualità. Ad animali e piante rese realisticamente e con impegno ne fanno riscontro altri raffigurati in modo alquanto convenzionale e stilizzato. La causa, probabilmente, va proprio cercata nei ritmi troppo elevati di lavoro a cui l’artista era sottoposto. Chiara conferma di questo non troppo elevato livello qualitativo si ha in una lettera in cui Pier Andrea Mattioli, lamentandosi con Aldrovandi della figura del Loto da quest’ultimo inviatagli, fa notare che "le foglie del ramoscello sono molto più longhe, e molto maggiori di quello di pittura, né vi vedo somiglianze alcune, che mi movano punto a pensare, che siano una cosa medesima". Le tavole più belle dell’opera aldrovandiana furono realizzate dal veronese JACOPO LIGOZZI: sono una trentina appena, ma spiccano per realismo straordinario e cura dei particolari.
Le tavole di Ulisse Aldrovandi sono conservate presso la Biblioteca Universitaria di Bologna e sono consultabili on line qui:
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