domenica 25 aprile 2010

Marc Chagall, "Su Vitebsk"

Marc Chagall, Sopra Vitebsk olio su tela, 73 x 92,5 cm, 1914 , Art Gallery of Ontario, Toronto

Quel cielo normalmente così variopinto si fa sobrio sopra Vitebsk. Non ci sono galli, ne sposi volanti, ne esseri con corpi umani e volti animaleschi. Chagall incomincia da qui il suo peregrinare, da Vitebsk, dove è nato. Il peregrinare suo, come quello di ciascuno, inizia dalla situazione contingente che è data da vivere, dal proprio popolo, dalla propria cultura, che nessuno può scegliersi, ma che è “data” misteriosamente. Sembra che il suo “ebreo errante” esca volando da quella che forse è una chiesetta, luogo fisico che ricorda il senso “religioso”, quello cioè che “ri- lega” l’uomo alla sua origine e al suo destino. Quel uomo, proiezione, forse, di quel ormai adulto Chagall di 27 anni, porta con sé la sua storia, la storia tragica del suo popolo e la storia dell’umanità intera. Egli inizia il suo viaggio apparentemente solo, ma portando invece con se tutti e il tutto, con quella con-passione che è il fondamento della pace, poiché nasce dal misterioso e comune destino umano. Egli può allora volare sui tetti, guardare la realtà secondo una prospettiva nuova, realista e ideale allo stesso tempo, in quel silenzioso bianco della neve che lascia che l’uomo contempli la sua grandezza e la sua miseria, senza timore e con semplicità.

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