martedì 2 dicembre 2014

Il castello errante di Howl

Howl’s moving castle, 2004, di H.Miyazaki.
Il 2004, anno di uscita del film, ci ricorda tragedie come lo tsunami in Oriente, la guerra in Iraq e tanti altri conflitti che non hanno ancora fine e ancora una volta Hayao Miyazaki vuole dire la sua, con questo nuovo cartone animato, poetico e profondo

Ma partiamo dall’inizio. Inghilterra (o Austria, o Alsazia, o Alpi italiane, ovunque…), fine Ottocento. Sofie è una ragazza con una vita piuttosto grigia, lavora nel negozio di capelli appartenuto a suo padre e si trova per caso sulla strada di Howl, un giovane mago dagli incredibili poteri. Questa casualità le rende il bersaglio di una maledizione della perfida Strega delle Lande che la trasforma in una vecchia ottuagenaria. L'unica speranza per Sophie è quella di ritrovare Howl per farsi liberare, ma il giovane mago abita in un castello errante che cambia continuamente posizione.



Sophie sarà così costretta a mettersi in viaggio, mentre la guerra imperversa tra il suo Regno ed il Paese confinante, ma soprattutto a sperimentare cosa vuol dire non esser più giovani e non poter contare sulle sole forze fisiche. Grazie ad una nuova determinazione, Sophie raggiunge il castello ed inizia a vivere accanto al mago, al suo apprendista ed a un demone del fuoco, senza poter rivelare la sua vera natura. Sarà l'occasione per leggersi dentro e iniziare ad apprezzare cose a cui non si era mai data la dovuta importanza.

Sicuramente questa nuova opera di Miyazaki, tratta dal romanzo di Diana Wynne Jones, trae certamente numerosi spunti dalla tradizione della fiaba occidentale, tra il Mago di Oz, Cenerentola e Biancaneve con tanto di strega cattiva, ma anche, come sempre accade nelle opere del regista giapponese, vede la presenza costante del Piccolo Principe e del suo creatore, Antoine de Saint-Exupery, pilota e aviatore, come il nostro Howl. Ma il Piccolo Principe è colui o colei che sa guardare le cose con gli occhi pieni di domanda.

Difficile dire se il personaggio principale sia Howl, oppure Sophie, ma da entrambi possiamo comprendere il senso profondo di questo racconto fantastico. Howl è un tipetto abbastanza irresponsabile, non un cattivo ragazzo, ma comunque uno che non vuole obblighi e vive in nome di una libertà che, a conti fatti, consiste per lui nel fare ciò che vuole. Ma cosa te ne fai della libertà, quando non hai uno scopo? Howl scoprirà che la vera libertà viene dal legarsi a chi si ama, fossero anche un gruppo di personaggi improbabili come una vecchia “donna delle pulizie”, un bimbetto alquanto strano, una vecchia strega rimbambita, uno spaventapasseri, un cagnolino spione e un focolare domestico. E l’appartenere a queste persone rende liberi, fino al punto di dare la vita per chi si ama. Miyazaki ci offre la possibilità di parlare di sacrificio per chi si ama.

Sophie è una ragazzina/vecchietta timorosa di vivere, che non si sa accettare, succube di consigli della madre e della sorella come “per se stessi bisogna decidere per se stessi”: e se uno non si sa accettare, non si ama e non è nemmeno capace di amare l’altro. Sophie deve riconoscere di essere un bisogno: e per impararlo deve diventare anziana e avere oggettivamente bisogno di tutto. Questa avventura che porterà alla maturazione di Sophie la renderà forte e altrettanto capace di dare la vita per chi si ama.

Una cosa accomuna Howl e Sophie: entrambi imparano che da soli non si può’ fare nulla, che si ha bisogno dell’altro, di quell’altro che stavo cercando.

Il tema del “doppio” è un altro motivo ricorrente nel cinema di Miyazaki e ci vuole semplicemente ricordare che la vita è una continua lotta tra l’apparenza e la verità di se stessi.

Poi c'è di mezzo la guerra, un tema quasi onnipresente nelle opere di Miyazaki e che, forse, simboleggia proprio le difficoltà che troviamo nel crescere di tutti i giorni - ma che non perde comunque il suo discorso antimilitarista che ne sta alla base, in un periodo storico tanto scuro come quello che viviamo. Com'è possibile quindi crescere in un contesto simile, dove i conflitti costringono a morire giovani e, quindi, a non crescere mai del tutto, magari trasformandosi in mostri, come succede ai seguaci di alcune streghe? Forse abbandonando proprio quella libertà data dall’apparenza, alla quale ambivamo così tanto, magari facendolo per amore.

Il monito di Miyazaki è molto chiaro: contro la guerra, contro le armi, contro l’industrializzazione, le macchine che distruggono i prati di fiori, contro tutto ciò che rovina al natura e il creato, motivo per cui Howl lotta: “senza avere la bellezza, non c’è alcuna ragione di vivere”.

Se si dovesse dare un sottotitolo di spiegazione al film sarebbe proprio “imparare a dipendere” e il Castello stesso ne è un simbolo: il castello vive grazie al fuoco di Calcifer, che anima tutto finche’ resta letteralmente attaccato al tizzone del focolare, al cuore della casa. Tutti i personaggi di questo racconto non potendo stare da soli, vivono la dipendenza, per potere trovare la loro realizzazione.


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