martedì 5 luglio 2011

Una poesia nella tradizione orale.

La frase di Bertold Brecht

Si tratta in realtà di una poesia che è circolata oralmente per vari anni in Germania. A crearla, è stato Martin Niemoller, prigioniero dal 1937 al 1945, filo-hitleriano agli inizi del regime e poi via via sempre più decisamente antinazista. La traiettoria culturale di questo pastore protestante tedesco è diversa da quella della maggior parte degli uomini: normalmente, succede che uno sia molto rivoluzionario da giovane e poi, quando già l’età e l’esperienza rendono meno abili al rischio, si diventa conservatori. Ma per Niemoller non fu così. In occasione del suo novantesimo compleanno, Niemoller parlò della sua evoluzione da “arciconservatore” a “rivoluzionario” (parola con cui amò definirsi), aggiungendo, con fresca ironia, che se fosse arrivato ai cent’anni, sicuramente sarebbe diventato anarchico. Ai cent’anni non ci arrivò, però ci lascia un esempio di come non addormentarsi su quel che si sa o su quel che si è fatto.
La poesia di Niemoller passava di bocca in bocca, secondo il più bel metodo di trasmissione della cultura viva. Non diede mai una trascrizione del suo poema, che via via modificava nelle varie conferenze che diede dopo la fine della guerra. La vedova di Niemoller, morto il marito, ci ha lasciato una versione scritta della poesia, una versione dunque forse “definitiva” che risulta essere la seguente: “Prima di tutto, vennero a cercare i comunisti e non dissi niente, perché non ero comunista. / Poi, vennero a prendere gli ebrei e non dissi niente, perché non ero ebreo. / Poi, vennero a prendere i sindacalisti, e non dissi niente perché io non ero sindacalista. / Poi, vennero a prendere i cattolici, e non dissi niente perché io ero protestante. / Poi, vennero a prendere me, peró non c’era più nessuno che dicesse nulla”.
La trasmissione orale ha il grandissimo (e meraviglioso) vantaggio di permettere che, secondo la storia personale, ciò che è efficace e bello venga attualizzato, seguendo appunto quel metodo tanto vivo (e che oggi l’accademicismo ha tanto distrutto) della midrash o del pesher. Perció Brecht, se mai usò davvero questa frase (che suppongo gli sia attribuita perché la nettezza del linguaggio, la mancanza di sentimentalità e la ferrea logica del racconto sono tipici di Brecht), forse la fece sua e tolse ciò che voleva togliere e aggiunse ciò che voleva aggiungere.

Nessun commento:

Posta un commento