domenica 3 aprile 2011

Broderie

Speaker Nel rito del teatro ognuno ha il suo ruolo. A ciascuno viene affidato un compito, in questo non è molto lontano dalla vita. Ma nel teatro non si può scappare dal compito, nella vita si o ci si illude sia così. A me l’autore ha affidato il ruolo dell’osservatore. Ma non mi ha voluto muto. L’autore ha deciso di immaginarmi meravigliato. Credo. O per lo meno così mi sento. Meravigliato della realtà che mi circonda, così complessa che nemmeno la sua fantasia avrebbe potuto immaginarla così. Dunque mi ha messo qui a raccontarvi i fatti. Ho 40 anni, abito a Taybeh, una città della Palestina, l’unica, si dice, a maggioranza cristiana. Dicono anche che Gesù amasse ritirarsi qui insieme ai suoi amici o da solo. Non so se sia vero per altro. Io da qui ero scappato, per via di questa vita di guerra. Non ne volevo accettare il dolore. Per spiegarmi, ero come qualcuno che, trovandosi in mezzo all’oceano, invece di abbandonarsi alla forza dell’acqua e alle leggi naturali che tengono in superficie un corpo, avesse deciso di irrigidirsi, di diventare pietra, e stesse perciò, andando a picco. Sono scappato. Ma solo per scoprire poi che la guerra non è solo qui, in Palestina, ma nel cuore stesso dell’uomo. Fu così che decisi di tornare, e ho aperto una birreria. L’unica birra prodotta in Palestina. Non sono un cristiano, ma qualche mattina mi capita, facendo le pulizie nel locale, di pensare che se Gesù ripassasse da Taybeh gli farebbe sicuramente piacere bersi una bella birra fresca, palestinese come lui. E’ strano. Adesso che ci penso non posso dire di essere cristiano, ne mussulmano, ne tanto meno ebreo…

Eppure da quando ho aperto la mia birreria, da qui passano tanti uomini, ognuno con la loro storia e io vi ritrovo ciò che si agita nel cuore, poco importa il nome che essi invocano pregando. Ecco il primo cliente della giornata. Entra. "Broderie" di Soheir Chourki

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