giovedì 16 giugno 2011

Matisse Paysage maroccain avec cavalier, croquis de “Les Acanthes”


fig. 8
fig. 9
fig. 10

 Il centro del foglio è stranamente lasciato vuoto, bianco, campeggia solo la scritta ‘Tanger’ e le iniziali dell’artista. In basso a destra, in un piccolo riquadro o ‘simbolica finestrella’ a seconda di come si voglia vedere, troviamo lo schizzo per un quadro che realizzerà nello stesso periodo, gli ‘Acanti’( fig.8 ). Gli elementi della futura tela sono tutti presenti, ma estremamente semplificati, a tratti appena accennati. La pianta di acanto, quella che da il titolo al quadro, nel disegno ( in basso al centro) è irriconoscibile, resa da una serie di tratti verticali, obliqui e paralleli, che potrebbero alludere ad una qualunque distesa di erba selvatica. Nel dipinto invece le foglie di acanto si stagliano su un indistinto prato blu31, sottolineate da un vivido tratto di contorno nero che conferisce loro una forte plasticità in contrasto con la morbidezza del tratto che delinea tutti gli altri elementi della tela32. ‘Les acanthes’, fu iniziata nel marzo del 1912 e vi lavorò per più di un mese. Contemporanee sono altre due tele: ‘Les Pervenches’e ‘ La Palme’33(fig. 8, 9 e 10) che condividono con la prima anche l’ambientazione; Matisse infatti si recò, con un permesso speciale, in un giardino privato, quello di Villa Brooks34, dove lavorerà per sei settimane producendo quello che potremmo chiamare il ‘Trittico del giardino marocchino’.35 Negli ‘Acanti’, ma soprattutto in ‘Les Pervenches’, troviamo una vegetazione arborea molto particolare, a tratti gauguininana; la sinuosità dei tronchi, le chiome nubiformi degli arbusti,formano un ‘locus amoenus’ che ricorda da molto vicino l’edenica raffigurazione della foresta nella ‘Gioia di vivere’ del 1905, che continua a fungere da spunto iconografico anche in tele di quasi dieci anni posteriori. Il primo impatto di Matisse con il Marocco( escludendo quello critico con le piogge torrenziali) fu dunque con la luce36 e la vegetazione. Nel secondo viaggio marocchino l’artista tornerà a concentrarsi maggiormente sulla figura umana. Sappiamo che Matisse era quasi ossessionato dai fiori tanto che secondo Cowart, anche i soggetti umani dipinti in Marocco, appartengono all’impero floreale, uomini e donne vengono rappresentati come fiori e anche la loro disposizione nello spazio ricorda spesso, ad esempio nel ‘Caffè marocchino’, quella dei fiori in un prato37. Il motivo ricorrente del decorativismo degli anni passati, qui si evolve nel floreale, nel giardino38: è questo uno dei nuovi leitmotiv matissiani riscontrabile in tutta la produzione degli anni qui analizzati, a partire dalla ‘Conversazione’ (1908-12), dove fuori dalla finestra appare il giardino della casa di Issy-les-Moulineaux39; troviamo vasi di fiori che campeggiano in ogni rappresentazione dello studio del pittore del 1912, fiori nel ‘Caffè marocchino’del 1913 e nei colori del volto dei vari Rifani immortalati negli splendidi ritratti marocchini, piante in ‘Les Marocains’ e nelle varie nature morte con pesci rossi; nella ‘Finestra blu’ torna un giardino simile a quello immaginato nella ‘Gioia di vivere’ e poi conosciuto in prima persona nella tenuta dei Brooks. Dopo Tangeri, i fiori tornano nei propri vasi40, c’è una breve interruzione nello sviluppo del tema floreale all’interno dell’iter artistico matissiano durante gli anni della guerra, in queste tele scompaiono quasi del tutto i vasi di fiori e le rappresentazioni di giardini, ma torneranno prepotentemente nella ‘Lezione di musica’41, opera del 1917 che possiamo considerare culminante per il periodo qui analizzato, il quadro del congedo dalla famiglia prima di recarsi a Nizza42.

31“Because blue goes well with grass, it brings out the green” In Conversation with Frère Rayssiguier, Nice 20/12/1949. In Schneider 1984a, pag. 677. Cit. in COWART 1990, pag.36.
 
32 “It was immense, with meadows as far as the eye can see. I worked in a part wich was planted with very large trees, whose foliage spread very high. The ground was covered with acanthus. I knew acanthus only from the drawings of Corinthian capitals that I had made at the Ecole des Beaux-Arts. I found the acanthus magnificent, much more interesting, green, than those at school! My spirit was exalted by these great trees, very tall, and below, the rich acanthus provided a no less important focus of interest through their somptuousness. ”, in Typescript of nine interviews with Matisse conducted by Pierre Courthion in 1941, Archives of history of art, Getty Center for the History of Art and Humanities, Los Angeles. Cit. in COWART 1990, pag. 68.
 
33 ‘Le Palme’ si discosta leggermente dagli altri due quadri raffiguranti il giardino marocchino per l’esecuzione, è chiaramente una tela dipinta in maniera veloce, quasi impulsiva; sono riscontrabili i tratti preparatori a matita sulla tela sotto il colore, le foglie delle palme sono eseguite con una singola pennellata e spesso ‘grattate’ dalla superficie pittorica probabilmente con la parte finale del pennello. Questo aspetto del ‘grattage’ è molto interessante perché Matisse lo riprenderà ed approfondirà qualche anno più avanti, tornato a Parigi, in alcuni suoi celebri ritratti, in pieno dialogo con il Cubismo.
 
34 The vegetation is lush as in Normandy, but what decorativeness!!! How new all this is, how difficult to render with blue, red, yellow and green” In Archives de la famille Manguin, cit. in in COWART 1990, pag.32.
 
35 Matisse in Marocco sembrerebbe molto interessato alla formula del ‘trittico’. Troveremo nel corso di questi due anni più riproposizioni dell’argomento, da quello più famoso, il ‘Trittico marocchino’ per Morosov ( composto da: ‘Le mulatresse Fatmah’, ‘Zorah debout’ e ‘Le Rifain debout’) fino a questo dedicato al giardino e poi ancora trittici composte da personaggi tipici del Marocco.

 
36 In alcuni dei suoi lavori più importanti della produzione marocchina, come quelli del ‘Trittico marocchino ’ e ‘ Cafè marocain ’ i colori non sono esaltati, ma quasi vaporizzati, assorbiti da una luce diffusa, morbida, che conferisce alle tele uno stato di ieraticità appresa in parte dal recente studio sulle icone russe, c’è un senso di evocazione più che di rappresentazione. Cfr. COWART 1990, pag.34.
 
37 Cfr. COWART 1990, pag.37.
 
38 “A garden is not a landscape but a flower reserve”.Cit. in COWART 1990, pag. 37.
 
39 “Ecco il mio giardino. Dopo Collioure, questo è il posto dove mi piace di più stare. Questa bordura non è più bella del più bel tappeto persiano antico? Guardate i colori, come sono distinti uno dall’altro e nello stesso tempo si fondono armoniosamente.[...]L’intensità di questi colori, la loro materia è inarrivabile” In Ernest Goldschmidt, Vagabondando nell’arte – Henri Matisse in << Politiken>> , 24 dicembre 1911. Cit. in FOURCADE 1972, pp. 294-295.
 
40 Cfr. COWART 1990, pag.50
 
41 La ‘Lezione di musica’ è essa stessa un’ opera in cui abbiamo una raccolta iconografica dei temi cari a Matisse e da lui sviluppati nelle ricerche degli anni precedenti, come la riproposizione del ‘Nudo Blu, souvenire de Biskra’ nella forma di sproporzionata statua o fontana situata al centro di un giardino il quale sembra una giungla che sta per entrare dentro la casa. Non ci sono regole prospettiche che reggano, l’interno è separato dall’esterno da una finestra aperta con una piccolo balconcino in ferro battuto, altro motif abbondantemente rappresentato nella produzione immediatamente precedente. Dentro casa, oltre al tema ricorrente delle rappresentazioni familiari, abbiamo un ultimo elemento iconografico analizzato nella sua produzione e anche vicino alle contemporanee ricerche della scomposizione cubista: il violino, con il quale Matisse, unico assente nella rappresentazione della propria famiglia, si autocita.
 
42 Per la digressione sul leitmotiv del ‘regno naturale’ e altri, tipici matissiani, contemporanei a questo come ‘finestre’ e ‘pesci rossi’, cfr. figura 11.


1 commento:

  1. bell'articolo. che lei sappia, la tenuta/villa brooks è ancora esistente e visitabile?

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