mercoledì 25 maggio 2011

Matisse, Deux négresses

fig. 1
Si veda ad esempio Henri Matisse “Scultura e vaso persiano” (fig.1); quest’opera del 1908 è interessante perché vi ritorna il motivo della figura del ‘Souvenir de Biskra’ riproposta al centro della tela, ed inoltre è circondata da altri dei temi ricorrenti del repertorio iconografico di Matisse, ad esempio il riferimento all’arte giapponese; presente sul paravento azzurro, lo ritroviamo nelle ampie serie di dipinti caratterizzati da forte decorativismo come ravvisabile nell’ “Armonia in rosso”(38) e nella lunga serie di nature morte dove oltre al decorativismo c’è un altro elemento tipico di Matisse riscontrabile anche in questo quadro: un vaso che racchiude dei fiori; dal vaso con fiori possiamo ricollegarci alla “ Natura morta con pannello 'La danza'”(39), in cui ritorna l’allusione al movimento, il ramo fiorito che fuoriesce dal vaso va a sovrapporsi alla tela della danza raffigurata in secondo piano tanto da entrarci dentro e formare un inscindibile legame fra ognuno di questi leit motiv matissiani reiterati in ogni fase del continuo maturare dell’artista. Al Salon d’Automne del 1907 oltre alle “due negre” vennero esposte altre tre opere di Matisse(40), tutte e tre espressioni diverse della stessa ricerca che persegue anche con la scultura: una deformazione in un sistema di curve ed angoli e una forte semplificazione ai fini della composizione anatomica: “La musica”(41), “Il lusso” e “La toletta”. Per concludere possiamo affermare che la ricerca in campo scultoreo di Matisse abbia influenzato, a volte molto da vicino, altre meno, la produzione pittorica matissiana e di altri artisti suoi contemporanei.
fig. 2
Dallo studio e l’analisi di questi primi nudi anticonvenzionali, si svilupperà una linea iconografica che porterà nel 1909-10 alla “Danza I”(42) e “Danza II”(43) di Matisse e, nello stesso 1907, alle “Demoiselles d'Avignon”(44) di Picasso(45). Matisse risolve le perplessità sulle pose umane con la scultura, dove può girare intorno alla figura(46); certamente alcune sculture di Matisse come le “Due Negre” o “La Serpentina” (fig. 2), furono esperimenti a cui l’artista guardò nel comporre le due versioni della “Danza”, continuazione e maturazione dello studio del movimento sviluppato qui in un articolato incrocio fra braccia e gambe. Il rimando, soprattutto nella leggerezza della “Danza I”, è lampante al gruppo di sei figure danzanti in secondo piano nella “Gioia di vivere”.
La somiglianza con la sculture invece si nota in particolare nella seconda stesura del dipinto , nei nudi rossi in cui la muscolatura è molto più evidente rispetto alla prima versione. Questa revisione radicale del linguaggio pittorico che assume i modi della scultura, c’era anche in Gauguin con la differenza che egli inseriva l’idolo nel quadro, qui invece è il quadro ad essere eseguito in toto come una scultura tribale(47). Diceva Matisse che il quadro è come un libro, per essere compreso a fondo va letto e riletto ovvero guardato e riguardato attentamente(48).


38 Henri Matisse “La tovaglia (Armonia in rosso)” 1908, olio su tela (180,5 x 221 cm.). Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo.
 
39 Henri Matisse“ Natura morta con pannello 'La danza'”, Museo dell'Ermitage, San Pietroburg.

40 FOURCADE, MONODE-FONTAINE,1993, pag 80.
 
41 Henri Matisse “La musica” Giugno-Luglio 1907, olio su tela ( 73 x 60 cm.). Museum of Modern Art (MoMA)New York .
 
42 Henri Matisse “La danza I” 1909, olio su Tela (390 × 260 cm) Museum of Modern Art, New York.
 
43 Henri Matisse “La danza II” 1910, olio su tela (260 x 390 cm.) Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo.
 
44 Pablo Picasso,“Demoiselles d'Avignon” 1907, olio su tela(243,9 × 233,7 cm). MoMA, New York
 
45 Ricerche analoghe a quelle di Matisse si trovano nell’evoluzione artistica di Picasso che parte dallo studio del primitivismo iberico . Il panorama iconografico a cui i due artisti fanno riferimento è lo stesso, ma le conclusioni a cui giungono spesso sono opposte.
 
46 “Anche la scultura era sempre fatta per organizzare. Per ordinare le mie sensazioni, per cercare un metodo che mi convenisse completamente. Una volta trovatolo in scultura, mi serviva per la pittura”. In Jean Guichard-Meili, 1967, Henry Matisse, son ouvre, son univers, Fernand Hazan, Paris, cit. in FOURCADE 1972, nota 45, pag. 40.

47 Cfr. MESSINA 1993, pag. 205.
 
48 “C'est une image. Comme le livre sur le rayon d’une bibliothèque ne montrant qu’une courte inscription qui le désigne, a besoin, pour livrer ses richesses, de l’action du lecteur qui doit le prendre, l’ ouvrir et s’ isoler avec luipareillement le tableau encerclé dans son cadre et formant avec d’autres tableaux un ensamble sur le mur d’ un appatement ou d’un musée, ne peut etre pénétré sans que l’attention du spectateur se concentre spécialment sur lui. Dans les deux cas pour etre aprécié l’ objet doit etre isolé de son milieu (contrairement à la peinture architecturale). C’est ce qui m’a fait écrire que le spectateur doit aller au-devant, c’est á la recherche que j’aurais du écrire pour etre plus précis”. Cit in FOURCADE, MONODE-FONTAINE,1993, pag. 26.

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